Tommmaso Paradiso, Tutte le notti


Partendo dal quartiere romano Prati e allungandosi inaspettatamente sino agli skylines, in cerca di un equilibrio possibile, infine questa quadratura Tommaso Paradiso la sta pian piano trovando, un giorno per volta. Stando con i piedi saldi in Italia dove, tra l’altro, un giorno condividerebbe il palco dell’Olimpico con Franco 126 e Calcutta («da tempo i nostri produttori ci dicono di fare una Banana republic insieme e io dico perchè no»).

E però mantenendo comunque lo sguardo fisso al faro oltreoceano dell’America e dei suoi mitici western, come fonte complementare d’ispirazione. «L’America è sempre un orizzonte per noi, è il sogno, ma il disco afferma anche tutta la mia fierezza di essere nato nella melodia e nella drammaturgia italiana. Siamo tutti figli di Lucio Dalla che guardiamo da sognatori all’America».

Solo che, nella sopraggiunta consapevolezza dell’età adulta, Paradiso ha scoperto che c’è un solo modo per essere felicemente grandi senza diventare irrimediabilmente vecchi: avendo meno rimpianti possibili, avverando più sogni impossibili.

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